Restano confermati i target sull’efficienza energetica e sulle emissioni di gas serra, mentre si fa qualche passo in più sul fronte degli obiettivi al 2030 per le energie rinnovabili.
Dopo averlo inviato alla Commissione europea, il ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato il testo definitivo del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), predisposto con i ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti. Un documento di 300 pagine, che riporta diverse modifiche rispetto alla bozza che era stata redatta a gennaio 2019, anche perché tiene conto delle novità incluse nel decreto legge sul Clima, ma anche di quanto previsto in tema di investimenti con la sottoscrizione del Green New Deal, già recepito dalla legge di bilancio 2020. Anche se, come dichiara lo stesso ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, si tratta di un testo che a livello europeo “vive in funzione degli obiettivi prefissati nella legislatura passata”. Nel momento in cui cambierà la declinazione europea “e ci darà un target più alto, cosa ormai evidente – aggiunge Costa – noi rigenereremo il Pniec e alzeremo l’ambizione. Oggi però ragioniamo su quello che abbiamo. Siamo quindi in evoluzione”.
TRA VECCHI E NUOVI OBIETTIVI – Con il Pniec non solo vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2, ma anche gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delineando per ciascuno di essi le misure che saranno attuate per assicurarne il raggiungimento. Il testo pubblicato è frutto di un percorso avviato nel dicembre 2018 e nel corso del quale il Piano è stato oggetto di un continuo confronto tra le istituzioni coinvolte, i cittadini e tutti gli stakeholder, ma anche di critiche da parte degli ambientalisti e di appunti e indicazioni da parte della stessa Commissione Ue che invitava, tra le altre cose, a presentare misure concrete per la decarbonizzazione del settore dei trasporti e innalzare il target per le fonti rinnovabili nel settore del riscaldamento e del raffrescamento.
LE NOVITÀ – Così, nel testo definitivo, la prima novità riguarda proprio le rinnovabili. Complessivamente, entro il 2030, le green energy dovranno contribuire per il 30 per cento al soddisfacimento dei consumi finali lordi totali. Resta al 55 per cento la quota di rinnovabili nei consumi elettrici, mentre arrivano al 33,9 per cento di quota FER quella nel settore termico (usi per riscaldamento e raffrescamento) con 0,9 punti percentuali in più rispetto alla bozza e al 22 per cento la quota che riguarda l’incorporazione di rinnovabili nei trasporti (+ 0,4%). In tema di trasporti il Governo prevede un incremento progressivo, anno su anno “di nuove immatricolazioni di auto elettriche pure per raggiungere l’obiettivo cumulato di circa 4 milioni di auto elettriche pure o EV al 2030, che se sommate alle auto ibride plug in, consentirebbero di arrivare a un valore complessivo di circa 6 milioni di auto elettrificate al 2030”.
NESSUN RIALZO PER EFFICIENZA ENERGETICA ED EMISSIONI – Restano, invece, invariati i target sull’efficienza energetica e sulle emissioni di gas serra. Per quanto riguarda i primi, il PNIEC prevede un obiettivo di riduzione dei consumi al 2030 del 43 per cento dell’energia primaria e del 39,7 per cento dell’energia finale (rispetto al 2007). Sul fronte delle emissioni di gas serra va ricordato che, a livello europeo, l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra al 2030 di almeno il 40% rispetto al 1990 è ripartito tra i settori ETS (sistema per lo scambio delle quote di emissione) – e, quindi, industrie energetiche, settori industriali energivori e aviazione – e non ETS (trasporti, residenziale, terziario, industria non ricadente nel settore ETS, agricoltura e rifiuti) che dovranno registrare rispettivamente un -43% e un -30% rispetto al 2005. Nel Pniec si conferma un target di riduzione 2030 del 33% per tutti i settori che non rientrano nell’ETS comunitario, ossia trasporti (esclusa l’aviazione), residenziale, terziario, industria non energivora, agricoltura e rifiuti. Per quanto riguarda l’addio dell’Italia al carbone entro il 2025, si potrà realizzare solo se nel frattempo saranno “realizzati gli impianti sostitutivi e le necessarie infrastrutture, e una significativa accelerazione delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nei processi di lavorazione”. Attualmente in Italia, stando a dati dello stesso Pniec, risultano in esercizio 8 centrali termoelettriche a carbone.
I COMMENTI DEI MINISTRI – “L’obiettivo dell’Italia è quello di contribuire in maniera decisiva alla realizzazione di un importante cambiamento nella politica energetica e ambientale dell’Unione europea – ha dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli – attraverso l’individuazione di misure condivise che siano in grado di accompagnare anche la transizione in atto nel mondo produttivo verso il Green New Deal”. L’attuazione del Piano dovrà essere assicurata dai decreti legislativi di recepimento delle direttive europee in materia di efficienza energetica, di fonti rinnovabili e di mercati dell’elettricità e del gas, che saranno emanati nel corso del 2020. Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, precisa, invece, che il piano è stato presentato in base indicazioni dell’Unione Europea della scorsa legislatura. “Adesso la presidente Von der Leyen ha chiaramente cambiato la prospettiva, ne siamo coscienti” e, per questo, “ci aspettiamo nuovi compiti a casa in tutta l’Unione Europea” ha aggiunto l’esponente di governo. Sottolineando: “Siamo allineati perfettamente con l’Ue”.
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