Si chiude tra qualche giorno un anno per molti versi straordinario. Dal punto di vista geopolitico l’invasione russa dell’Ucraina ha compromesso lo scenario di relativa stabilità politica ed economica determinatasi dopo la dissoluzione dell’impero sovietico, sia per l’Europa, dove l’energia a basso costo è diventata un ricordo del passato, che nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina.
Tutto questo proietta un’ombra sulla continuità di accesso ai mercati globali, una situazione che è stata il centro del modello di crescita mondiale negli ultimi venti anni.
Anche dal punto di vista finanziario il 2022 è stato un anno eccezionale, con la ricomparsa dell’inflazione. È il risultato di una serie di shock consecutivi al sistema economico, iniziati a metà 2021 con la ripresa post-pandemica, in cui la domanda ha accelerato più velocemente dell’offerta; proseguiti ad inizio 2022 con l’esplosione della variante Omicron del Covid, che ha causato problemi nella gestione delle catene di produzione internazionale; e culminati poi con lo scoppio della guerra, che ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei beni energetici ed alimentari. È quindi arrivata da parte delle banche centrali la più violenta ascesa dei tassi di interesse degli ultimi 40 anni, seguita da una rapida interruzione, se non inversione, delle politiche di espansione del bilancio. Una condizione senza precedenti, che ha determinato problemi ai portafogli finanziari di famiglie e imprese, qualunque fosse il loro profilo di investimento.
Le prospettive (incerte) per il 2023
Cosa ci dobbiamo aspettare per il 2023? L’incertezza è tanta, soprattutto sul fronte della guerra in Ucraina. Questo inevitabilmente condiziona anche lo scenario economico, sul quale gli analisti hanno iniziato a farsi un’idea.
L’elevata pressione sui tassi da parte delle banche centrali, anche se in graduale riduzione nel 2023, si tradurrà in una probabile recessione per Europa e Stati Uniti (in quest’ordine) a inizio anno, il che contribuirà a ridurre l’inflazione su valori più accettabili a fine 2023, fino a un completo riassorbimento durante il 2024, anno in cui i tassi inizieranno probabilmente a ridursi.
Questo scenario è però fortemente influenzato, almeno in Europa, dalle variabili politiche, per loro natura decisamente meno prevedibili. Qui si intrecciano diverse scelte che il Vecchio Continente dovrà prendere nei prossimi mesi, a prescindere dall’evoluzione dello scenario bellico. Per prima cosa, la disintermediazione da gas e petrolio russi. Le recenti proposte sui tetti al prezzo del petrolio (a 60 Usd/b) e su quello del gas (a 270 euro per Mw/h) sono largamente simboliche, in quanto superiori ai prezzi attuali di mercato. Più interessante risulta l’attivazione di piattaforme comuni per gli acquisti di gas per gli stoccaggi da completare nella primavera/estate 2023, e gli accordi per la definizione di un prezzo concordato con alcuni nostri fornitori strategici, in particolare Norvegia e Stati Uniti, su cui può fare premio la comune appartenenza al fronte Nato.
Bisogna poi considerare il tema dell’implementazione del Regolamento comunitario relativo al contenimento del consumo energetico (riduzione del 5% sui consumi di picco, obbligatoriamente, e del 10% su base volontaria), che va coordinato con le politiche di sostegno a cittadini e imprese portate avanti da tutti i Paesi dell’Unione Europrea negli ultimi mesi, per importi medi pari a diversi punti di Pil. Quanto più questi aiuti continueranno a essere generalizzati e focalizzati sul contenimento dei prezzi energetici, e meno invece centrati sul sostegno economico per famiglie e imprese, tanto più l’obiettivo di riduzione dei consumi e dei prezzi sarà difficile da raggiungere. Un monito per l’Italia, e il dibattito che verosimilmente si aprirà in primavera sul rifinanziamento del Decreto aiuti.
Rinnovabili: bisogna accelerare
Per finire, vi è il sostegno europeo all’accelerazione nell’uso di rinnovabili. Nel corso del 2022 l’Ue ha aggiunto 50 Gw di energia da rinnovabili, l’incremento più alto mai registrato. In questo evidentemente iniziano a sentirsi gli effetti dei Piani nazionali di ripresa e resilienza, che hanno più o meno tutti (anche) questa linea di intervento. Anche qui un monito per l’Italia, affinché faccia arrivare presto sui territori i flussi di investimento previsti. A ciò si potranno presto aggiungere le risorse di RePowerEu, che dovrebbe mettere a disposizione fondi aggiuntivi per i Paesi europei. Quanto più l’Europa riuscirà a progredire in queste direzioni, tanto minore sarà l’incertezza sul quesito che al momento attanaglia gli operatori: come riusciremo a riempire gli stoccaggi di gas tra aprile e agosto 2023 in Europa, tendenzialmente senza gas russo, e a che prezzo?
È solo in seguito a questi progressi che riusciremo a capire quale potrà essere il possibile scenario economico europeo per il prossimo anno: da qui deriva l’effetto sull’inflazione, la risposta dei tassi di interesse fissati dalla Bce e dunque le prospettive della crescita economica continentale. Oggi più che mai abbiamo bisogno di un’Europa che decida, e velocemente.
articolo tratto da www.repubblica.it
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